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Da Manon Lescaut, "il Tristano di casa nostra", a Turandot, "l'Incompiuta" di Giacomo Puccini, fanno dieci colpi e altrettanti centri. È un fatto eccezionale nella storia del teatro musicale e un'eccezione assoluta nell'opera del Novecento. Basterebbe questo dato per dimostrare la statura della musica e della drammaturgia di Puccini, come il pubblico subito comprese mentre la critica, specie italiana, per una situazione storico-culturale sfavorevole, stentò a riconoscere. Con l'eccezione di George Bernard Shaw, che di primo acchito vide in Puccini l'unico erede di Verdi. Lo riconobbe anche se il mondo pucciniano dista anni luce da quello verdiano nel rispecchiare le ansie e gli smarrimenti dell'uomo moderno, nell'accogliere e lenire i suoi bisogni emotivi. Questo libro percorre l'intera avventura creativa di Puccini operista partendo dalle profetiche Villi e dall'importante esperienza di crescita che fu il tormentatissimo Edgar, di cui abbiamo oggi la "versione prima" ritenuta perduta sino al 2007, fino a Turandot. Il viaggio accompagna il lettore per mano nel mondo pucciniano secondo quei criteri di alta divulgazione che respingono gli ermetismi specialistici senza però rinunciare all'analisi seria e approfondita di colui che oggi si può tranquillamente indicare come uno fra i maggiori uomini di teatro d'ogni tempo.